IL LUNGO VIAGGIODAL GARAGE ALLA PSYCHEDELIA(questa è l'introduzione di Vernon Joynson al suo splendido libro FUZZ, ACID & FLOWERS (la BIBBIA!), edito anni fa da Borderline Books e, per il momento, super-esaurito. Penso che sia la più sintetica e completa storia dell'evoluzione del rock negli anni 60, e visto che era già pronta, ho solo dovuto tradurla,prendendomi qualche libertà) |
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Il fenomeno dei complessi nati nei garage (le garage bands) verso la metà degli anni 60 all’epoca passò quasi inosservato, ma ha generato ben più interesse negli anni succesivi. Dopo l’eccitazione della prima ondata di musica Rock’n’Roll dei tardi anni 50, i primi anni 60 furono un periodo relativamente poco interessante della musica americana. Nella costa Ovest (California) in particolare c’erano tantissimi complessi che suonavano brani strumentali ispirati al surf, che hanno prodotto qualche memorabile fraseggio di chitarra, ma per lo più la scena era dominata da complessi di puro intrattenimento che proponevano balli come il twist, l’hully gully e tantissimi altri, e da cantanti melodici. Con l’arrivo dei Beatles e degli altri complessi inglesi le cose però cambiarono rapidamente: la loro musica derivava dal Rhythm and Blues e dal Rock’n’Roll americano, ai quali erano stati aggiunti entusiasmo e una interpretazione più fresca. Tuttavia la Beatlemania e l’Invasione Inglese non erano semplicemente un altro stile musicale: con i loro capelli, vestiti e idee questi complessi annunciavano una nuova Cultura giovanile. Così in tutta l’America migliaia di adolescenti formarono band di Rock’n’Roll, che inizialmente erano pesantemente influenzate dall’Invasione Britannica, e questa aveva le sue radici nel Rock’n’Roll americano! Molti di questi complessi erano composti da ragazzi che riuscivano a fare solo qualche accordo di chitarra, ma questa nuova moda diede loro l’occasione di esibirsi e farsi applaudire dai coetanei. I più capaci arrivarono a suonare ai balli scolastici, nei centri commerciali e in effetti in qualunque posto si presentasse l’opportunità; i migliori vennero ingaggiati dai club e dalle discoteche; i più fortunati riuscirono anche ad incidere un disco ( spesso il contratto per la registrazione di un singolo era il premio per i vincitori della Battaglia delle Bands, una competizione regolarmente presente ai balli del weekend che si tenevano nella maggior parte di città americane in quel periodo); i più intraprendenti si pagarono l’incisione con i loro guadagni. Qualcuno di questi dischi veniva anche trasmesso dalla radio locale, ed alcuni furono dei successi, sempre a livello locale. Le “grosse” case di produzione nazionali erano sempre alla ricerca di nuovi ed eccitanti talenti, così alcuni di questi dischi stampati per il mercato “locale” furono poi ristampati da grosse etichette per la distribuzione a livello nazionale, ed alcuni andarono in classifica, vendendo milioni di copie. Sfortunatamente, la maggior parte di questi dischi e dei loro autori rimane in uno stato di oscurità totale.
(1 - continua)
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